1
Far sciogliere in una ciotola ampia il cioccolato e il burro, a bagnomaria.
Unire la farina, lo zucchero, un pizzico di sale e i tuorli e mescolare bene.
Montare a neve ben ferma gli albumi e unirli piano piano al composto, mescolando dal basso verso l’alto, senza smontarli.
2
Imburrare e infarinare una tortiera quadrata di 20 cm di lato, meglio se adatta ad andare anche a tavola, e versarvi il composto. Cuocere in forno a 180° per 20 minuti.
3
Far raffreddare la torta, se riuscite, spolverarla con lo zucchero a velo. Gustare a cucchiaini, cercando di pareggiare man mano i bordi. Quando ci riuscirete, è perché la torta è finita.
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Sono nata in una famiglia nella quale occorreva votarsi al sacrificio, anche gastronomico: non l’ho mai capito bene, il perché, ma un perché ci sarà senz’altro stato. Potevo quindi godermi un dolce solo nel fine settimana, il sabato a pranzo si mangiava il plumcake variegato al cioccolato, e la domenica dalla nonna si mangiavano i pasticcini che portava la zia. Mi accaparravo quelli al cioccolato: bigné e cannoncini potevano scomparire.
Per me, l’unica conclusione possibile del pasto domenicale in famiglia, composto indistintamente dalle stagioni da risotto alla milanese, arrosto e purè, era con una fiamma al fondente, un moretto glassato e una nota di violino. Al solo pensiero di questi dolcetti mi si accende un campanello nella memoria, e mi aumenta la salivazione.
Li vedo, custoditi nei loro pirottini di carta, sul vassoietto dorato. Vedo la mia manina che li punta da lontano e li prende tutti e tre insieme, prima che un impertinente li abbia al posto mio.
Quando sono tutti e tre davanti a me, so che la mia domenica ha il suo perfetto compimento.
Ma la ricetta al cioccolato che mi ha cambiato la vita era un’altra. Perché, anche nella mia famiglia votata alle regole, ogni tanto le regole si infrangevano: e quando succedeva, era per merito della morbidina.
L’abbiamo sempre chiamata semplicemente torta al cioccolato, a casa nostra la mamma non aveva grande suggestione per la cucina e il forno è stato rotto (fintamente!) per tutta la mia infanzia. Mi sono ribellata in adolescenza, e l’unica torta che sono mai riuscita ad ottenere era questa apoteosi degli ingredienti che ho amato di più nella vita.
Quando provo a rifarla, non mi viene mai come veniva alla mamma.
Non me la prepara più da troppo, ma quei bocconi raccolti col cucchiaino di quella delizia fatta solo di burro e cioccolato, con poca farina a tenerla insieme, sono uno dei miei ricordi più dolci delle (poche) trasgressioni che mi concedeva insieme a lei.
La finivamo in troppo poco tempo, la adoravamo con zucchero a velo o senza.
E se dovessi dire qual’ è la ricetta di famiglia, in una famiglia in cui di ricette non ce n’erano proprio tante, è di sicuro lei.
Forse è per questo, che il cioccolato rimane una delle mie ossessioni gastronomiche, e forse è per questo che oggi, in qualsiasi forma e consistenza lui sia, se posso scegliere una cosa per stare davvero bene, questa cosa è di sicuro al cioccolato.
Grazie @zaini.1913 che fai emergere in noi appassionati professionisti del cibo, questi ricordi: una raccolta collettiva di piccole storie di cioccolato che disegnano un’unica grande Storia, la nostra.
#StorieDiCioccolatoZaini
# anna_prandoni975